Se marzo, lotto.

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Se Marzo, lotto.

Tutto sta a trovare la forza di alzarsi, e iniziare una lunga giornata nella quale lotteremo, ancora una volta, per superare i mille scogli della quotidianità, arrivare puntuali al lavoro, imbastire un pasto decente, sopravvivere agli auguri, alle rivendicazioni, alle mimose, al promemoria che anche domani bisognerà onorare e rispettare le donne. Ma sì, ce la faremo, l’8 marzo è anche questo ripetersi di tradizioni, di cliché, di frasi fatte, nelle quali, però, si cela anche tanta verità.

E dunque bando ai musi lunghi di quelle che, sdegnose e altezzose, rifiutano gli auguri perché, dicono, le donne si festeggiano tutti i giorni. Godiamocela pure, questa festa, prendiamoci i fiori, gli auguri, le mimose, apprezziamoli quegli uomini che già alle 7 di stamattina (li ho visti con i miei occhi, lo giuro!) si aggiravano con mazzolini di fiori gialli festosi, qualche volta persino impreziositi da una rosa rossa. In attesa davanti alla stazione, di corsa a scuola o al lavoro, un po’ imbarazzati, un po’ orgogliosi. Chissà se appartengono alla stessa razza di chi stupra, uccide, sfrutta le donne.

Ma la riflessione su violenza, pari opportunità, femminicidi la lascio a quelli bravi. Io, oggi, mi fermo alle cose semplici e quotidiane, al coraggio piccolo e silenzioso di tante donne, alle forme di violenza e di discriminazione sottili sottili, quasi invisibili, che non sono reati, non sembrano far male, eppure sono il substrato di una mentalità diffusa, che a volte cresce e degenera.

E da qui, inizio a fare gli auguri affinché questo 8 marzo non passi invano.

Auguri a quei datori di lavoro che rispettano le donne e mai licenzierebbero una donna che resta incinta, eppure la guardano col pancione o con la fede al dito e pensano che non potrà mai essere la professionista di una volta, troppo assorbita, ormai, da casa, famiglia, marito, spesa, pannolini; auguri a chi pensa che la parità sia concederci una cena con le amiche o siano le quote rosa, che fanno spazio alle donne non perché sono brave, ma perché sono femmine; auguri alle direzioni generali, alla politica, alle istituzioni, ai consigli di amministrazione tutti al maschile. Auguri a chi guarda una donna parcheggiare e ride pensando che non ce la farà mai, a chi pensa che una casalinga non lavori, a chi, in una donna, valuta innanzitutto il seno e il sedere. Auguri a chi nota come ti vesti, se hai la borsa firmata, i capelli a posto e la manicure in ordine, agli uomini che guardano prima se sei bella e provocante e poi, forse, si chiedono se sei anche brava. Auguri a chi dà per scontato che una donna sia pronta a sfruttare la carta di credito del marito per le spese personali. Auguri ai colleghi uomini, che si perdono in riunioni fiume e in mille parole, perché la vita, per loro, può anche finire in ufficio, tanto a casa la cena è già pronta.

E veniamo alle donne, quelle a cui servirebbe un cardo spinoso, invece di un bouquet. Le donne frivole, pettegole, gelose, invidiose. Quelle che fanno fatica a riconoscere bravura e bellezza di un’amica. Auguri alle rivali, alle meschine, a quelle pronte a sedurre il marito di un’altra, a quelle che pensano che la forma fisica, raggiunta con qualsiasi mezzo, sia la cosa più importante, anche a prezzo di sacrificare amore, famiglia, valori. Auguri a chi spia i social per scoprire i fatti delle altre, a quelle pronte a vendersi per la carriera, a quelle che si sentono ancora onorate se un uomo apprezza le loro forme più che la testa e le idee. E auguri anche a quelle che sembrano ostentare una bruttezza innaturale, perché vogliono essere considerate solo per la loro intelligenza. Auguri a quelle che vorrebbero sempre fare festa, che non diventano mai donne, ma restano bambine viziate, a quelle che sanno farsi servire e riverire da uomini innamorati, imbambolati, sfruttati. Auguri a quelle che con due occhi dolci arrivano lontano, che con un battito di ciglia si spianano la strada. Auguri a quelle che non riescono a staccarsi da un amore sbagliato e hanno perso la loro dignità. Auguri a quelle che hanno dimenticato cosa significhi essere donne e cercano la parità scimmiottando gli uomini.

Non passi invano neppure per loro, questo 8 marzo.

E infine auguri alle donne, quelle vere. Quelle che trovano la forza di andare avanti, che lavorano a velocità doppia per fare tutto e tornare puntuali a casa ad accudire la famiglia, sfidando lo sguardo di sufficienza di quel capo che no, non le licenzierebbe mai, ma è convinto che una sposa o una madre non sarà più la professionista di una volta. Auguri a quelle donne che fanno shopping con un’amica o una sorella e quel momento è un’oasi di pace rigenerante nelle corse quotidiane; auguri a quelle che riescono a essere sempre belle ed eleganti spendendo una sciocchezza, a quelle che la manicure se la fanno a casa, che comprano i bigodini al supermercato, che si mettono il rossetto in macchina, ferme al semaforo, a quelle che riescono a essere carine senza spendere un patrimonio e senza passare tutto il loro tempo libero dall’estetista. Auguri a quelle che vanno a dormire un po’ tristi, a quelle che ogni sera pensano di non aver fatto abbastanza e al mattino hanno ritrovato il sorriso per ricominciare. Auguri a quelle donne che non cedono mai, che restano salde e solide anche nelle tempeste, che diventano una roccia a cui aggrapparsi. Auguri a quelle che sanno tenersi dentro il dolore e continuano a regalare serenità; a quelle che guardano con sgomento il primo capello bianco, pensano a quello che avrebbero potuto fare, a quello che avrebbero potuto essere, ai “se” e ai “ma”, e poi si rituffano con coraggio ed entusiasmo nella loro quotidianità così diversa dalle aspettative eppure così bella. Auguri alle donne stanche, pallide, e Signore ti ringrazio che il fondotinta fa miracoli. Auguri a quelle che sanno divertirsi con poco, che sanno ridere, che amano uscire il sabato sera, ma che non hanno paura di restare a casa per accudire il loro piccolo. Auguri a quelle che sanno perdonare, che sono leali con le amiche, che sanno gioire dei successi delle altre, che sanno accudire, accogliere e consigliare. Auguri alle donne innamorate, a quelle che hanno saputo perdonare un tradimento, a quelle che l’amore non l’hanno trovato o lo hanno perduto, eppure non si sono incattivite e indurite. Auguri a quelle che amministrano i soldi con coscienza, che sanno risparmiare senza far mancare nulla. Che sanno rinunciare senza farlo pesare, che dimenticano sia il bene fatto che il male ricevuto. A quelle che sanno abbassare pretese e desideri senza umiliarsi, a quelle che la dignità e l’eleganza ce l’hanno dentro e i vestiti sono solo orpelli. Auguri a chi indossa gioielli preziosi con naturalezza e senza sfarzo, a chi indossa bigiotteria con stile ed eleganza. Auguri a quelle che dividono le spese a metà con i mariti e i fidanzati, ma che, lusingate, accettano sorridendo qualche gesto di galanteria. Auguri a quelle che vogliono la parità, ma senza perdere la loro identità e la loro femminilità.

Auguri alle tante donne che “se m’arzo, lotto”. Perché non solo l’otto marzo, ma ogni giorno si alzano e lottano, con coraggio e dolcezza. Auguri donne. Siate quello che dovete essere, mai niente di meno. Siate Donne.

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