Ciao, Fabrizio Forquet!

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Vorrei essere altrove, questa mattina. Non in ufficio, ma a dire il mio “Addio” ad una persona che forse è troppo definire “un amico”, ma che, con la sua scomparsa, ha lasciato un vuoto così pesante e triste da farmi sentire sgomenta.

Fabrizio Forquet ci ha lasciato. La notizia mi è arrivata in un momento particolare, mentre cambio casa e, in un certo senso, inizio una nuova vita. E la divergenza tra la mia nuova vita che inizia e una vita così intensa, ricca e piena di promesse che, invece, finisce,  è terribilmente stridente. Non riesco ad abituarmi all’idea e ogni volta che ripenso al suo volto, al timbro di voce, a quel suo incedere a testa alta, con gli occhi ridenti, mi sembra impossibile pensare che Fabrizio non ci sia più.

Non avevo una particolare amicizia con lui né un rapporto professionale vero e proprio. Eppure Fabrizio fin dal primo giorno del Master di giornalismo aveva voluto che ci dessimo del tu, perché, diceva, siamo colleghi. Non guardava minimamente alla differenza – che a noi sembrava un abisso – tra il suo ruolo di vicedirettore di uno dei più prestigiosi quotidiani italiani e il nostro essere studenti del “suo” master. Credo che davvero lo sentisse “suo” e lo si vedeva da come ci guardava, dall’entusiasmo che trasmetteva, da quell’orgoglio che si intravedeva quando entrava in classe e che il suo carattere apparentemente un po’ burbero riusciva a malapena a celare. Si capiva che era fiero di quella classe, una delle migliori di tutta la storia del master, diceva. Mi piace pensare che abbia detto la stessa cosa alle classi che ci hanno preceduto e a quelle che sono arrivate dopo la nostra. Perché lui cercava sempre di guardare al positivo, di cogliere i talenti e di valorizzarli, al punto da permettere a molti di noi di collaborare con il Sole 24 Ore. Il giornale non aveva certamente bisogno di noi, ma è stata ed è un’esperienza bellissima. E anche oggi ci sentiamo parte viva e integrante della famiglia “Sole 24 Ore”.

Riusciva sempre a mantenere il giusto equilibrio tra confidenza scherzosa e rispetto professionale, tra rigore e familiarità, tra serietà e quel pizzico di ironia che gli si leggeva sempre negli occhi, tra l’affezionarsi alle persone e il saperle lasciar andare, tra la solennità degli incontri importanti e quella capacità di entrare subito in sintonia con l’interlocutore, guardarlo negli occhi, sdrammatizzare e riportare tutto ad un piano di grande umanità.

L’ho sentito poco tempo fa. Lo avevo invitato a partecipare ad alcuni eventi e avrei voluto parlargli di alcuni progetti. Ci dovevamo risentire nei prossimi giorni e speravo di poter mantenere i contatti con lui perché sapevo che avrebbe potuto insegnarmi molto e darmi importanti opportunità di crescita professionale.

Il 13 maggio inizierà il nuovo Master di Giornalismo Politico Economico. C’è anche una mia testimonianza sulla brochure di presentazione dell’edizione di quest’anno e, neanche a farlo apposta, quando l’ho scritta ho parlato di un pizzico di nostalgia che ci si porta dietro quando questa esperienza finisce. Ecco, ora quella nostalgia è ancora più grande, ma, per fortuna, cresce anche la gratitudine per aver potuto vivere questa esperienza. Ai ragazzi che lo frequenteranno quest’anno, mancherà la preziosa occasione di conoscere Fabrizio. Ai docenti che lo guideranno, e in particolare a Nicoletta Cottone, colonna portante del Master insieme a lui, mancherà la sua sorridente presenza. Ma sono certa che il “nostro” master continuerà a costituire una grande e bella occasione professionale per molti giovani e promettenti talenti.

Ciao Fabrizio. Grazie per quello che hai fatto. Tanto, ma troppo poco rispetto al molto che ancora avresti potuto fare. Ciao Fabrizio. Ormai il tuo funerale sarà concluso e tra poco passerai non lontano dalla mia città per proseguire il tuo viaggio da Roma fino a Napoli. Riposa in Pace, Fabrizio. Veglia sulla tua famiglia, sui tuoi figli, sui tuoi colleghi e un pochino anche su quei “figli professionali” e fratelli minori che siamo stati noi studenti del tuo master. Addio. Anzi: A Dio!